Fotobiomodulazione retinica. Il nuovo trattamento per la Maculopatia secca.

Dopo 5 anni di studi negli USA, è finalmente ora disponibile in Italia una nuova terapia per curare e migliorare chi è affetto dalla forma iniziale di degenerazione maculare senile “secca”.


Si tratta della Fotobiomodulazione maculare (o fotobiostimolazione) che agisce sugli strati retinici più profondi, stimolandoli a funzionare meglio.

Per maggiori informazioni è possibile contattare il Dott. Paderni a questi recapiti.

 

La degenerazione maculare senile è la prima causa di cecità irreversibile in età avanzata. Coinvolge infatti circa il 70% dei pazienti oltre i 75 anni ed è considerata una maculopatia ad evoluzione progressivamente ingravescente.

Le cause non sono ben definite, tuttavia sono stati identificati alcuni fattori di rischio tra cui fattori genetici, fumo, danno cronico da esposizione a raggi ultravioletti.

Si distinguono due forme: secca e umida.

La forma secca o atrofica rappresenta il quadro ad evoluzione più lenta; si caratterizza per la presenza, inizialmente, di drusen che progressivamente possono confluire fra loro determinando la formazione di aree atrofiche più o meno ampie.  Queste ultime comportano la perdita della funzionalità visiva con scotomi e macchie sul campo visivo.

Nella forma umida o neovascolare , invece, lo sviluppo di proliferazioni neovascolari determina uno stravaso di liquidi e sangue a livello della retina (essudazione) e può caratterizzarsi per un’evoluzione anche molto rapida con grave calo della vista.

In questi ultimi anni, per il trattamento della forma umida sono stati sviluppati ed immessi in commercio numerosi farmaci destinati ad essere iniettati all’interno del bulbo oculare in regime ospedaliero (iniezioni intravitreali), allo scopo di impedire la formazione di neovasi retinici.

Per la forma secca, invece, non esistono ad oggi terapie di provata efficacia, sopratutto per i quadri avanzati con grave compromissione della morfologia retinica.

Sino ad oggi, il protocollo di trattamento della forma secca si è sempre basato sull’utilizzo di supplementi ed integratori alimentari ad azione antiossidante, finalizzati a contrastare il danno fotossidativo retinico, limitando la formazione di drusen (prodotti retinici di scarto) e cercando di agevolare l’attività metabolica dei fotorecettori retinici. Lo studio AREDS2 ha sottolineato l’importanza di un regime nutrizionale che prevede l’assunzione regolare di carotenoidi (luteina e zeaxantina), vitamina C, E, zinco e rame.

Negli ultimi anni tuttavia, i notevoli progressi ottenuti nella comprensione del meccanismo patogenetico alla base della DMS, hanno consentito di indagare nuovi potenziali trattamenti. E’ stato approfondito il ruolo dell’epitelio pigmentato retinico, ovvero lo strato più profondo della retina, dotato di un’azione metabolica di filtro/pompa, fondamentale per smaltire i prodotti retinici di scarto.

Alla luce di questa intuizione e a seguito di alcuni studi scientifici condotti negli USA, è stata recentemente introdotta in Europa (e in Italia) una nuova terapia: la fotobiomodulazione retinica maculare.

Indicata  per il trattamento della degenerazione maculare secca in fase iniziale o intermedia, prevede l’esposizione del paziente a due sorgenti di luce a LED che, colpendo la retina, stimolano l’epitelio pigmentato retinico allo scopo di agevolarne il corretto funzionamento. La particolare lunghezza d’onda dei diodi a Led svolge un ruolo cruciale sugli effetti biocellulari del trattamento. L’emissione a 660 e 850 nm infatti consente di stimolare e ripristinare l’attività dei mitocondri, cioè le centrali energetiche delle cellule retiniche, mentre l’emissione a 590 nm inibirebbe l’espressione del fattore di crescita vascolare (VEGF), limitando l’evoluzione della maculopatia da forma secca a umida.

Secondo lo studio LIGHTSITE I , in almeno il 50% dei pazienti affetti da degenerazione maculare secca con drusen, sottoposti al trattamento,  è stato riscontrato un incremento dell’acuità visiva e della sensibilità al contrasto

Il trattamento, eseguito in regime ambulatoriale, è del tutto indolore e prevede 9 sedute della durata di circa 5 minuti da svolgersi nell’ arco di 1 mese circa. Eventualmente può essere ripetuto a distanza di 6 mesi.

Solo il medico oculista può decidere se il paziente potrà sottoporsi a questo tipo di terapia, dopo un’approfondita visita oculistica completa di esame OCT, per determinare il tipo e la gravità di maculopatia presente.

Questa tecnologia, arrivata di recente in Italia e disponibile attualmente solo in alcuni centri selezionati, ha ricevuto l’approvazione del marchio CE per poter essere utilizzata nell’Unione Europea mentre negli Stati Uniti non ha ancora ottenuto l’approvazione da parte della FDA (Food and Drug Administration , a riprova del fatto che occorrono  ulteriori evidenze scientifiche e trials clinici su larga scala.

 

 

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